L’Ipogeo di Calaforno è uno dei monumenti preistorici più interessanti della Sicilia, sia per le sue dimensioni che per le sue caratteristiche architettoniche e rappresenta un esemplare unico di architettura rupestre pluricellulare di grandi dimensioni.
L’ipogeo è scavato sfruttando la presenza di due banchi di roccia calcarea: uno strato tenero di marna sabbiosa, quindi facilmente asportabile, in cui furono ricavati gli ambienti, ed uno molto più duro calcarenitico, che ne costituisce il soffitto. Il monumento è composto da un ampio vano d’ingresso (circa 12×4 m) e da 35 ambienti circolari (con diametro compreso tra 1,5 e 3 m) che formano un percorso irregolare di roccia lungo un centinaio di metri.
Il complesso venne realizzato nella tarda Età del Rame (2700-2500 a.C. circa) e continuò ad essere utilizzato nell’età del Bronzo Antico e Medio (2200-1250 a.C. circa). La funzione originaria era quella funeraria, mentre tra il 1000 e il 700 a.C. fu utilizzato probabilmente come area rituale, destinata al culto degli antenati.
Dopo un periodo di abbandono, fu parzialmente rioccupato come cimitero paleocristiano tra il 300 ed il 500 d.C., e da ultimo l’uso abitativo, come area deposito o per il ricovero di animali (800-1050 d.C.), fino al definitivo abbandono.
Il sito è di notevole importanza e potenzialità turistica, ma è soggetto a problemi idraulici, dovuti:
a) alla presenza di acque di risalita all’interno dell’ipogeo, aggravate dalle acque di infiltrazione dai sovrastanti piani calcarei;
b) al carattere torrentizio, a volte violento, del torrente limitrofo, che ha più volte allagato l’interno dell’ipogeo, già in età storica, portando alla occlusione di uno dei due ingressi e che, fino al 2017 è stato causa di distruzione di parte delle infrastrutture realizzate nell’area.
Il fenomeno è stato sicuramente aggravato dal restringimento artificiale dell’alveo del torrente da parte della Forestale negli anni ’70.
A seguito delle ultime attività di scavo, condotte sia da parte dell’Università di Catania (2013-2017) sia da parte della Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa (2017-2020) sono sopraggiunti una serie di cambiamenti che hanno avuto dei riflessi anche sui problemi idrici di cui si diceva. Vanno quindi valutate le mutate pendenze e le differenze di quote, tenendo conto delle varie condizioni cui l’ipogeo è stato oggetto nel corso delle varie fasi di utilizzo.
Proteggere l’ipogeo da questi fenomeni, garantirne la fruizione, ma anche comprendere il rapporto della struttura con il corso del torrente in età preistorica è uno egli obiettivi del progetto.
Le attività svolte a Calaforno sono state funzionali anche ad un secondo aspetto, quello del potenziamento dell’attrattività di questo sito e del miglioramento della sua fruibilità. L’ipogeo è infatti caratterizzato dall’assenza di supporti alla visita sia i studio che turistiche, oltre che da una serie di evidenti difficoltà di accesso, legate alle sue caratteristiche intrinseche (ambiente ipogeo di piccole dimensioni, assenza di luce, presenza di acqua, ecc.).
Per rispondere a tali esigenze viene sperimentato anche un sistema di coperture movimentabili innovative per l’area di accesso, con materiali e tecnologie leggere e poco invasive.
Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa – Regione Siciliana